LA MAGIA DELL’UZBEKISTAN

Eccomi in Uzbekistan, il mitico e mitizzato Uzbekistan, complice Vecchioni e la sua Samarcanda, forse non la sua canzone più bella ma, quasi sicuramente, la più conosciuta; ebbene l’Uzbekistan è anche Samarcanda, ma non solo, è un paese magico che, sui granelli di sabbia dei suoi deserti, ha visto passare secoli di storia e personaggi memorabili di cui ora rimangono vestigia fiabesche di un azzurro abbagliante che si stempera nel rosso oro della sabbia.

Questo non vuole essere un diario di viaggio ma un racconto di impressioni e di sensazioni che persistono ed insistono anche a viaggio terminato

I colori, soprattutto, l’Uzbekistan è un paese colorato, ovunque abbiamo trovato un arcobaleno di colori che ci ha sempre accompagnato, torri, moschee, palazzi delle sue oniriche città si stagliavano coloratissimi ed ineguagliabili nel paesaggio color ocra e nel cielo di un azzurro così puro che sembrava gareggiare in brillantezza con le maioliche degli edifici

Città magiche, appunto, tanto magiche e tanto ricche da essere state oggetto di aggressioni, rapine e devastazioni e tanto forti e tenaci da essere rinate, citando Petrolini, più belle e più forti che pria.

I colori delle loro stoffe meravigliose e del loro abbigliamento così estroso ed originale da essere sempre attuale, e non parlo solo dei capi d’alta moda che abbiamo visto sfilare una sera, fantastici ma con prezzi improponibili, ma anche dei capi esposti nei bazar, giacche e soprabiti trapuntati che fanno parte di un modo di vestire che si tramanda da secoli e che ci hanno conquistate; la nostra mitica guida Tamila, della quale parlerò più avanti, ogni giorno ce ne proponeva una nuova versione, sempre apprezzatissima

I colori delle pietre dei loro splendidi gioielli, neppure io ho resistito alla tentazione davanti ad un anello a forma di serpente, appunto, a Bukara in un luogo incantato dove ogni artigiano esponeva le sue creazioni offrendo le sue opere con gentilezza ma senza insistenza e quindi ancora più gradite. Oggetti di forme tradizionali lavorati con tecniche antiche e con l’accuratezza di chi ama il proprio lavoro.

Tecniche che si perdono nella notte dei tempi, come la storia di questo paese da sempre attraversato da mercanti, la famosa via della seta, eserciti, predoni ed avventurieri e tutti, proprio tutti, hanno lasciato un segno materiale ed immateriale evidente, soprattutto, nell’atteggiamento ospitale degli abitanti abituati, d sempre, ad accogliere ed accettare gli “altri”.

Nel corso del viaggio abbiamo vissuto esperienze poliedriche, abbiamo viaggiato in treno, in aereo, in autobus e in metropolitana e, dappertutto, ci siamo sentiti tranquilli e ben accolti. Siamo usciti la sera per le vie di Bukara e di Tashkent e non abbiamo mai avuto spiacevoli sensazioni.

I ragazzi sono educatissimi, sui mezzi pubblici lasciano il posto alle persone over-anta senza problema e, anzi, si mostrano mortificati se non accetti, utilizzo spesso mezzi pubblici in Italia e la cosa mi ha piacevolmente sorpreso.

Avevo esordito dicendo che non voleva essere un diario di viaggio ma non posso non citare la nostra guida uzbeka, Tamila, bravissima, informata e con una perfetta padronanza della lingua italiana, è stato sicuramente anche grazie a lei che ho apprezzato questo paese.

Infine l’organizzazione e la qualità di Centocittà non si sono smentite neppure in Uzbekistan, ho fatto con loro diversi viaggi e non sono mai tornata delusa, Ilaria è stata, come sempre, un’insostituibile compagna di viaggio, discreta ma sempre presente all’occorrenza.

Giancarla

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